Cari Amici e Colleghi,
il prossimo congresso nazionale di Bari coglie l’Avvocatura, e più in generale il servizio Giustizia, in piena crisi di trasformazione.
Purtroppo tali trasformazioni avvengono senza la partecipazione ed il meditato ascolto dell’Avvocatura; neppure, o forse solo, della sua ristretta elite che certo non identifica le istanza maggioritarie e più vicine alle necessità di tutela espresse dalla società.
La deriva tecnocratica ha enfatizzato la scelta economicistica del servizio Giustizia e la sua sudditanza al sistema delle imprese.
Il congresso di Bari è dunque forse l’ultima tribuna per farci ascoltare, ma alla ineludibile condizione di avanzare proposte meditate, concrete e futuribili; capaci cioè di interpretare il cambiamento e di correrne il rischio.
Al macero dunque ogni sterile ribellismo e forte rivendicazione invece di un ruolo sociale che non si esaurisca nella giurisdizione ordinaria e nella difesa ad oltranza di istituzioni obsolete e non più democraticamente rappresentative.
Tuttavia proprio in quanto avvocati dobbiamo partire dalle norme in vigore e da quelle prossime ad esserne; per evitare polemiche spicciole, lamentazioni e quant’altro di inconcludente.
Desidero portare un contributo al dibattito offrendo ai Colleghi una specie di “Testo Unico” delle norme che riguardano la professione succedutesi dall’agosto 2011 alla Legge 27/12.
Nei prossimi giorni cercherò di provocare un dibattito con qualche considerazione argomento per argomento.