E’ stata pubblicata dal Tribunale di Roma la prima sentenza in Italia in materia di “diritto all’oblio“, in applicazione dei principi elaborati dalla Corte di Giustizia Europea circa il cd. “right to be forgotten“.
In particolare, con sentenza n. 23771 del 3.12.2015, i Giudici Capitoli hanno ricondotto il cd. diritto all’oblio – e cioè la possibilità di non veder più indicizzate proprie notizie dai motori di ricerca, in primis Google, qualora non vi sia più pubblico interesse – nell’alveo del più generale diritto alla riservatezza.
Così facendo hanno statuito che si ha diritto all’oblio qualora la notizia non sia più di pubblico interesse e ciò in relazione ad un duplice requisito: 1) attualità della medesima notizia; 2) ruolo pubblico del protagonista della vicenda.
Nel caso concreto – e qui l’argomentazione ci sta a cuore al di là della vicenda specifica – il Giudice ha rigettato la domanda di un avvocato che chiedeva la deindicizzazione di diversi “URL”, risultanti da ricerche effettuabili tramite il motore google.com, circa note vicende di cronaca, proprio sui due presupposti sopra indicati: 1) atttualità delle notizie risalenti al 2012/2013; 2) loro rilevanza in rapporto ad un professionnista che svolge un ruolo di rilevanza pubblica, al pari o quasi di un politico.
Il link per la sentenza