Avvocati, l’alba lontana della legge professionale

79 anni, 80 forse, ma sarebbe il caso di giungere a 100, cifra più facile da ricordare. Di cosa si parla? Di una riforma, della legge professionale forense, lo statuto degli avvocati. Quello attuale risale al 1933 (R.D.L. 27.11.1933, n. 1578 conv. con mod. nella L. 22.01.1934 n. 36).


La copertura finanziaria è assicurata, approvarla non grava sul bilancio dello Stato. Gli Avvocati pagano tutto e si pagano tutto da soli: pensione, assicurazione, cessazione della attività, danni da mancato incasso dei crediti, chiusura dello studio, TRF alla segretaria ecc.
Si narra che il disegno di legge di riforma è stato approvato dal Senato delle Repubblica ed ora giace alla Camera dei Deputati e che a seguito delle intervenute “liberalizzazioni” si dovrà procedere ad una profonda revisione del testo normativo, rinviando l’approvazione alla prossima legislatura. Indipendentemente dalle modifiche da apportare basterebbe riflettere sulle modalità di elezione dei membri dei Consigli degli Ordini territoriali per suggerire di lasciar perdere e mantenere in vita le norme attuali e non perdere tempo ed energie per riformare la riforma. Il disegno di legge, a seguito dell’approfondito esame dei nostri illustri Senatori, è ora al vaglio dei nostri competenti Deputati, che non si sono accorti che la modalità di elezione dei membri dei Consigli è rimasta quella di 80 anni fa, quando gli Avvocati erano poco più o poco meno dei 1.000 al seguito di Garibaldi. Recita il testo: i componenti del Consiglio sono eletti dagli iscritti con voto segreto in base a regolamento adottato ai sensi dell’articolo 1 e con le modalità nello stesso stabilite. Hanno diritto al voto tutti coloro che risultano iscritti negli albi e negli elenchi dei dipendenti degli enti pubblici e dei docenti e ricercatori universitari a tempo pieno e nella sezione speciale degli avvocati stabiliti, il giorno antecedente l’inizio delle operazioni elettorali. Ciascun elettore può esprimere un numero di voti non superiore ai due terzi dei consiglieri da eleggere, arrotondati per difetto. Nell’Ordine di Roma i membri del Consiglio da eleggere con le nuove disposizioni sarebbero in numero di 25, quindi ogni singolo elettore è facoltizzato a dare 16 preferenze. Sì, non è un refuso 16 preferenze. Dopo 62 anni dalla prima elezione politica della Repubblica Italiana, con leggi elettorali che si sono succedute, con dibattiti estenuanti sul sistema elettorale migliore per selezionare le rappresentanze, dopo accese discussioni su preferenza sì, preferenza no, cosa decidono i nostri Parlamentari? L’elettore avvocato si reca al seggio scrive 16 nomi per sceglierne uno (anzi 16) che possa rappresentarlo. Per una semplice elezione di rappresentati di una categoria, che devono curare un albo professionale e interessarsi di un po’ di deontologia l’elettore sarà bombardato di pubblicità, di comunicati, sarà corteggiato per l’intero periodo elettorale da questo e da quello, sarà costretto a subire il mercatino delle fazioni che si contrapporranno, con liste di emeriti sconosciuti che formeranno l’elenco dei 15 (16), assisterà incredulo alle accuse reciproche dei contendenti in gruppi di 15 (16), più i fedeli iscritti al partito del capolista, sussulterà venuto a conoscenza dei colpi bassi che alimenteranno il chiacchiericcio, si troverà nel dilemma di rinunciare al diritto al voto per non essere coinvolto nelle dirompenti beghe di condominio tra i pretendenti alla poltrona di Presidente, Segretario e Tesoriere (le cariche del Consiglio). Insomma una edificante fotocopia del triste spettacolo della c.d. politica nostrana. E’ così difficile trovare una modalità diversa? Forse no. La preferenza deve essere una sola, come avviene anche per l’elezione dei consiglieri comunali e regionali, in modo che l’elettore sarà libero di scegliere chi votare e volendo potrà autocandidarsi senza essere designato dal capo lista di turno e liberamente sceglierà di proporsi ai colleghi per farsi conoscere, senza costi aggiuntivi. Non è una grande idea, ma a volte basta copiare bene. Avete capito illustri Parlamentari? Anche se l’invito dovrà essere posto a quelli che verranno, in quanto in questa legislatura la legge per gli Avvocati non sarà approvata.
Caro Avvocato, leggendario eroe dell’attesa, paziente ricercatore della norma giusta, cireneo del fardello della Giustizia, educato cittadino, rispettoso esecutore della regola, purtroppo non avendo una rappresentanza politico-sindacale unita, forte e coesa il tempo dell’attesa si moltiplicherà, perché il numero per gli Avvocati (circa 200.000) non è forza.