La Camera dei Deputati ha appena approvato la riforma della professione forense.
Ora aspettiamo il passaggio al Senato per la ulteriore approvazione, e ci auguriamo che questa legislatura possa finalmente licenziare il testo definitivo.
Siamo consapevoli del fatto che nel complesso sarebbe stato giusto “fare di più”. Ma la preoccupazione che ci ha assillato in questi mesi di attesa, era quello di ottenere UNA LEGGE, qualunque fosse, per evitare che fosse un decreto ministeriale a scandire le nostre “generalità”.
Già, perché da quando la Professione Forense era stata assimilata a tutte le altre professioni regolamentate, e da quando il Ministero aveva rilasciato il decreto contenente i principi cui avrebbe dovuto attenersi il nostro CNF nell’emanare i regolamenti, le nostre speranze di vedere all’Avvocatura riconosciuto un ruolo costituzionalmente rilevante che la differenziasse dalle altre professioni in quanto posta a protezione di diritti fondamentali dell’uomo, la parola d’ordine è stata: meglio una riforma per legge dello stato che l’assoggettamento ai decreti ministeriali.
Restano nodi ancora irrisolti, come quello della “Governance” dell’Avvocatura, della sua rappresentanza politica. Ma ci auguriamo che presto anche questo vulnus possa essere rimediato.
Cerco di evidenziarne, con un semplice tratto di penna, i punti più salienti, per consentire ai più di conoscere le novità, riservando ad un secondo momento un’analisi più dettagliata sia sotto il profilo politico che sotto il profilo tecnico.
Le novità ci portano, quindi:
– lo sportello del cittadino
– l’obbligo di assicurazione per la responsabilità civile
– l’introduzione delle associazioni multidisciplinari tra professionisti
– le specializzazioni con un percorso regolamentato dal Ministero
– un procedimento disciplinare nuovo e fuori dai Consigli dell’Ordine demandato a consigli distrettuali di disciplina, composti da avvocati eletti secondo un regolamento del CNF che preveda il rispetto della rappresentanza di genere
– una selezione più rigida per accedere all’albo dei cassazionisti
– il riconoscimento di un compenso ai praticanti e la possibilità di iniziare la pratica forense sin dall’Università
– la creazione di un modello speciale di società tra avvocati, che non contempla il socio
di puro capitale
– la previsione di norme a salvaguardia dell’indipendenza dell’avvocatura
– l’introduzione di norme a garanzia della rappresentanza di genere sia nei Consigli dell’Ordine che al Consiglio Nazionale Forense
– la riserva sulla consulenza stragiudiziale, intesa come garanzia per il cliente di professionalità del servizio, garantito dal doveroso rispetto delle regole.
Sinceramente, nemmeno tra le pieghe della legge si intravedono “favori” resi all’Avvocatura, come qualcuno vorrebbe far credere.
Ci troviamo di fronte a norme di rilievo esterno, poste a tutela dei cittadini (vedi l’assicurazione obbligatoria), dei giovani (vedi la previsione di un compenso per il praticante), del giusto procedimento (vedi l’istituzione di un organismo non elettivo esterno ai Consigli per la disciplina).
Il Presidente del Triveneto, Avv. Rosa, in un suo intervento ha scritto:
<<Vorrei solo ricordare, per smentire chi pensa che questa sia una legge corporativa, le parole pronunciate dal capogruppo del PD in Commissione Giustizia (on. Ferranti) in uno dei suoi interventi in aula nel corso della discussione alla Camera: “Signor Presidente, il mio sarà un intervento molto breve. Francamente, rimango costernata da questi continui interventi nei quali si vuole etichettare un provvedimento come frutto di lobby dell’avvocatura o di altre intese. Io non sono avvocato, non eserciterò mai la professione di avvocato, ma questo non mi impedisce di aver potuto lavorare a questo testo, cercando di migliorarlo.”
Esclusi i radicali (contrari stoicamente agli Ordini ed al loro ruolo e alla loro funzione) tutti i gruppi hanno votato a favore della riforma e lo stesso Governo si è rimesso all’aula su alcuni punti, ma spesso ha condiviso il lavoro del Parlamento.
La riforma, quindi, ha trovato una così ampia base di consenso da unire il Parlamento oltre la sua stessa maggioranza….. direi che è un risultato insperato e che riconsegna al Parlamento quel ruolo che costituzionalmente gli compete.
Ora la riforma passa al Senato e speriamo possa giungere “in porto” prima della fine dell’anno, con buona pace dei suoi detrattori che certamente da domani troveranno spazio sul “Sole 24 ore” o sul “Corriere della Sera”.>>
Avanti tutta, quindi, per ottenere questo primo risultato.
Se saremo uniti, avremo la possibilità di ottenere, dal nuovo Parlamento, quelle modifiche che ci stanno più a cuore, non ultima la regolamentazione per legge della rappresentanza politica dell’Avvocatura.