Il noto capitano “Ultimo”, celebre per una serie di azioni di contrasto alla criminalità organizzata e soprattutto per aver proceduto alla cattura di Toto Riina venticinque anni or sono, rientrava in un programma di protezione (consistente nella messa a disposizione di una macchina di servizio – non blindata – e di due uomini delle Forze dell’Ordine) a tutela della propria incolumità. Tra l’altro, il graduato dei Carabinieri è impegnato attivamente nel campo delle attività sociali e di solidarietà, essendo titolare di una “Casa Famiglia”, nella zona della Prenestina, dove in un bucolico complesso alcuni volontari si occupano del mantenimento e dell’educazione di figli minorenni di detenuti e gestiscono un piccolo ristorante con annesso panificio.
A decorrere dal 3 settembre scorso l’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza personale (l’UCIS) ha disposto la revoca del dispositivo di protezione, per motivi che francamente si ignorano. Molti personaggi noti (in primis, Rita Dalla Chiesa) hanno manifestato anche pubblicamente il loro disappunto per questa decisione, presa peraltro in un momento in cui si sono verificati stranissimi e sospetti episodi (tra i quali quello dell’incendio di una autovettura) proprio nei pressi della citata “Casa Famiglia”.
Il capitano, allora, si è rivolto al TAR del Lazio che, dopo una breve istruttoria, con ordinanza (n. 7695) resa in data 19 dicembre 2018, ha accolto l’istanza cautelare di inibitoria degli effetti del provvedimento gravato, osservando che “si ravvisano i presupposti per l’accoglimento dell’istanza cautelare, dovendosi assegnare preminenza, allo stato, nel bilanciamento degli opposti interessi, al mantenimento del dispositivo di tutela in favore del ricorrente, nelle more della decisione sul merito del ricorso”: merito che è stato fissato per l’udienza dell’11 giugno 2019.
Il testo dell’Ordinanza TAR.