di FRANCESCO RETTURA
Penso che per noi “Avvocatura” il fatto che l’obbligatorietà della mediaconciliazione sia stata dichiarata illegittima per eccesso di delega non costituisca una vittoria ma più banalmente una seconda chance.
Una seconda inaspettata e chissà quanto meritata possibilità per ostacolare un’aberrazione per avvocati e cittadini che temo sarà riproposta, e che troppo facilmente la nostra categoria ha lasciato approvare una prima volta senza alcuna resistenza effettiva e solo con qualche proclama postumo. L’avvocatura a dispetto del numero e della qualità dei suoi componenti e della loro partecipazione attiva alla politica sembra impotente di fronte a provvedimenti come la mediaconciliazione obbligatoria.
Il temporaneo successo di un ricorso non mi impressiona. Anche perché il comunicato della Corte Costituzionale parla di un eccesso di delega. Piuttosto sono contento per la seconda chance che ci offre, e credo che la strada da percorrere molto in fretta sia quella dell’interlocuzione con le istituzioni, del peso dei più di 100 avvocati parlamentari, della nuova politica forense, della reazione durissima contro la cattiva ed interessata informazione dominante come quella di Porta a Porta pro- mediaconciliazione e contro gli avvocati.
Senza tutto questo l’obbligatorietà della media conciliazione sarà semplicemente reintrodotta in forma corretta ed incancellabile da chi l’ha voluta una prima volta. Non sono poteri da poco.
Sono dinamiche oramai conosciute. Che si finge talvolta di dimenticare solo perché utili per la propaganda di categoria.
Esattamente come è accaduto per la riduzione dell’orario di apertura delle cancellerie presso il Tribunale di Roma, provvedimento che è stato tamponato con un’inibitoria che ha retto qualche mese e che ha portato un’utile visibilità elettorale ai promotori, ma che è stato ripristinato nella desolante impotenza generale. Semplice, perché in quel caso col ricorso puoi vincere la battaglia ma sicuramente perderai la guerra, perché il campo non è l’errore di diritto ma la mancanza di risorse economiche per la giustizia; e queste non si reperiscono con i ricorsi ma con la politica forense.
La politica dei ricorsi è fatua, arde qualche giorno, ma è destinata al fallimento. Oltretutto pone automaticamente l’avvocatura in posizione subordinata rispetto a chi decide, mentre tutt’ora l’avvocatura ha le risorse per affermarsi su un livello paritario presso le istituzioni, anzi dentro le istituzioni, a cui partecipa grazie all’interesse per la cosa pubblica che non ha pari in altre categorie.
Accoglierò con fastidio le ritorsioni che questo bel successo parziale porterà nell’ambito delle rivalità interne della politica forense.
Credo invece che la parte sana dei colleghi impegnati in politica forense, soprattutto quella più giovani, può trovare in questa occasione un po’ di fiducia per affermarsi, per crescere nell’azione di compattamento vero; può trovare la forza autentica per ostacolare in tutte le sedi i provvedimenti scellerati che vengono approvati per negare agli avvocati il loro lavoro ed ai cittadini una giustizia nei tribunali rapida ed accessibile.
Il fatto che la vittoria sia venuta grazie ad un’iniziativa dell’avvocatura invece deve spingere tanti giovani colleghi che ancora non lo fanno ad occuparsi nel loro piccolo di politica forense, anche perché oggi l’interesse dell’avvocato coincide drammaticamente con quello dei cittadini.
Un compito decisivo ed irrinunciabile per la professione, per i cittadini e per la giustizia è degli avvocati parlamentari. Noi dobbiamo pretendere che si curino dell’avvocatura.
Troveremo la forza non solo di bloccare le proposte cattive, ma anche di far approvare le nostre, perché a dispetto delle recenti assurde esclusioni dai tavoli istituzionali che trattano il tema giustizia, nessuno come gli avvocati – quelli sul campo intendo- ha la visione complessiva del sistema, dal codice alla cancelleria, e le idee per risolvere i problemi.
I tanti provvedimenti inutili ed assurdi adottati negli ultimi in materia di giustizia da chi non frequenta i Tribunali esaltano ancora di più la bontà delle nostre idee.