Il tema del lavoro sarà il
banco di prova del neonato governo Letta la cui missione prioritaria è
costituita dalla ripresa economica. Primum
vivere deinde philosophari, anche se riforma della legge
elettorale e forma di governo sono avvertite come assicurazione di un
equilibrato sviluppo economico e sociale. Tuttavia, il lavoro non è
visto in una univoca prospettiva valoriale da governo, sindacati e associazioni
imprenditoriali, nè da economisti e giuristi, perchè il tema della produzione e
del lavoro si è sostanzialmente evoluto negli ultimi trenta/quaranta anni,
mentre la politica si è dimostrata disattenta alle opportunità offerte dalla
domanda aggregata nel dopoguerra, così come alle esigenze della produzione
e agli effetti virtuosi di una effettiva distribuzione
della ricchezza, e non ha tenuto il passo. In origine, le
esigenze quasi esclusive del lavoro consistevano nella formazione e
nella tutela, materia di intervento di associazioni e di sindacati, oltre che
di adeguamento normativo. I contratti collettivi hanno infatti rappresentato la
pietra miliare dello sviluppo economico (relativamente) equilibrato tra la
fine degli anni ’60 e gli anni ’70. In seguito, l’avidità di potere e di
ricchezza dei vari protagonisti della vita economica e sociale, ad esclusione
delle nuove generazioni, ha prevalso sulla logica dell’attenzione e
dell’adeguamento, con il risultato noto della disoccupazione, della
inoccupazione e della sottoccupazione. Le conseguenze riflesse concernono il
Pil, il debito pubblico e la mancata crescita. Einaudi, interrogato sulla
formula più idonea per lo sviluppo, riferiva l’aneddoto dell’amico
imprenditore piemontese che chiedeva strade, meno tasse e laissez faire. Oggi questa
formula non basta, deve essere adeguata alla sfida del confronto con il mondo
industrializzato, che richiede dimensioni e organizzazione privata e pubblica.
Le imprese italiane si distinguono per la modestia delle dimensioni e per
l’indifferenza alla concentrazione. La mancata crescita è frutto anche di
questa cecità, culturale prima che giuridico-economica. Anche il
pianeta dei professionisti, finora indifferente agli illeciti concorrenziali
che incancreniscono il settore, dovrà adeguare le prestazioni e la
consapevolezza del ruolo. E’ una sfida tutta da giocare che non si può
perdere, la posta in gioco è la permanenza del paese nel contesto
civilizzato di un domani ormai molto prossimo.