MEDIAZIONE: UNA VITTORIA DI PIRRO

L’esito della decisione della Corte Costituzionale, che dichiara l’illegittimità della mediazione obbligatoria, ha già scatenato la corsa ad intestarsi una vittoria che tale non è.

 

La realtà è un’altra e non saranno i gridati peana a modificarla.

 

Si tratta, invece, di una clamorosa sconfitta della classe politica, anche quelle forense purtroppo, che legittima ancora una volta la funzione di supplenza della magistratura e la sua funzione di fonte del diritto.

 

Il Ministro di Giustizia, e di ciò ho personalmente contezza e documentazione, era stata già avvertito, dopo il workshop sul tema al Congresso Nazionale Forense di Bologna 2008, non solo della infunzionalità nel merito delle norme in gestazione, ma anche dell’eccesso di delega e delle sue conseguenze (per altro subito evidenziate dai prof.ri Caponi e Sandulli). Ma neppure le istituzioni dell’Avvocatura sono apparse all’altezza della situazione.

 

La verità è che la strategia e la tattica scelte sono state perdenti.

 

La strategia del rifiuto totale, non poteva essere vincente di fronte alle forze antagoniste in campo consumerismo e potentati economici, magistratura.

 

Era piuttosto necessaria una proposta organica alternativa, che peraltro non mancava, una mediazione volontaria, con la difesa tecnica obbligatoria, l’incremento degli incentivi e la segretezza assoluta.

 

Non un’altra giustizia per i poveri, ma una tutela in più concorrente e non concorrenziale con la giustizia ordinaria fondata non sull’oggetto della lite, ma sulla psicologia dei litiganti.

 

Anche sulla tattica v’è poi da ridire!

 

Qualunque sindacalista sa che riuscito il primo, non si sciopera ad oltranza, ma ci si siede al tavolo delle trattative.

 

Con il ribellismo, si è caduti nella trappola mediatica: la giustizia non funziona per colpa degli avvocati che, chiusi ad ogni riforma, difendono il loro privilegio corporativo.

 

Pur con la evidente riserva di conoscere le motivazioni, è evidente alla luce del comunicato dell’ufficio stampa della Corte, che il vizio per ora rilevato è di “procedura” e non di merito.

 

Tutto l’impianto della L. 28/10 resta pertanto intatto rendendo la legge “zoppa”.

 

Basterà un Decreto legge a relegare tra quelle di Pirro la strombazzata vittoria. L’insolita comunicazione dell’ufficio stampa della Corte è un chiaro segnale. Non è pensabile infatti che si proceda “subito” ad una riscrittura dell’Istituto stanti i tempi lunghi dell’iter legislativo e dell’incombere delle elezioni. Il Governo inoltre potrà farsi usbergo del certificato di conformità che deriva dalla L. 28/10 dall’endorsement della risoluzione 13/09/11 del Parlamento Europeo, della posizione assunta dalla commissione il 02/04/12 in causa c-492/11 e dalla non confliggenza con l’art. 6 Cedu.

 

Ci auguriamo che nessun Masaniello pensi di venire al Congresso di Bari a vendersi una tale vittoria per rinverdire l’immagine ormai definitivamente offuscata.

 

Questo farebbe, infatti, perdere all’Avvocatura l’occasione di ritrovare unità, e perciò forza, per proporre e far introdurre miglioramenti essenziali nell’impianto normativo.

 

L’idea portante dovrà essere quella, sostenuta dall’Avvocatura a Pisa e nei congressi, di Firenze 2003 e Bologna 2008. La mediazione non ha una funzione deflattiva, ma concorre con il giudizio ordinario ad ampliare l’ambito delle tutele per il cittadino ed in tale ottica potrà valorizzarsi la funzione dell’Avvocatura, non come burocrazia del processo, ma come vera difesa civile, ricavandone anche occasioni di lavoro dignitoso.

 

La conciliazione andrà pertanto estesa; penso alla conciliazione collettiva, (invano sollecitata nel workshop di Bologna 2008 e sostenuta dal Prof. Vigoriti) ad interventi oggi possibili in ambito amministrativo e penale, ad un maggior ruolo eso ed endo processuale del consulente nei procedimenti ad alto coefficiente tecnico nel quale il ruolo del Giudice è sostanzialmente limitato alle valutazioni di legittimità e rito.

 

A tanto bastano norme semplici, organizzazioni leggere e controllo deontologico; e certamente tanta e seria formazione dei professionisti.

 

Così si fa “pedagogia” della giustizia, così si amplifica l’area delle tutele; così si recuperano funzioni e rispetto sociale.

 

Al Congresso di Bari, ma meglio prima, un forum di idee. Mi propongo di organizzarlo con chi ci sta!

Roberto Zazza

- Nato a Roma 11/07/45 esercita l'avvocatura nello studio in Via Cola di Rienzo 28
- Cassazionista dal 1991
- Membro OUA e Presidente della Commissione Avvocatura e Società Civile dal 1999 al 2001
- Direttore dell'Ufficio Studi OUA dal 2001 al 2008; in particolare si è occupato di patrocinio dei non abbienti, ADR e mediazione, class action, astensionismo forense, società professionali, sistema ordinistico e giurisdizione domestica
- Presidente del Forum delle Professioni dal 2005; in particolare sulla struttura territoriale del servizio Autore di saggi ed articoli sul sistema giustizia e sulla sociologia delle professioni, dell'interprofessione, dei soggetti intermediari tra domanda ed offerta dei servizi giuridici
giustizia, dell'impoverimento dei ceti
- Organizzatore, relatore, docente in Convegni e corsi di formazione su detti temi