Perchè siamo qui

L’idea è nata quando, dopo lo scorso turno elettorale per il rinnovo del nostro Consiglio, ritrovandomi davanti ad un caffè con qualche amico con cui avevo condiviso le fatiche del sostegno al nostro leader (ma soprattutto amico Antonio Conte), ci siamo resi conto di quanto forte fosse il nostro bisogno di comunicare sia tra noi che all’esterno della nostra categoria non solo i nostri disagi, ma anche i nostri bisogni ed nostri desideri.

E che era ora che di tutto questo ne fosse data una sincera e veritiera informazione a quelli che scherzosamente definiamo i nostri peggiori nemici, ovvero i clienti: e che forse sono diventati tali a causa della frustrazione del loro altrettanto sacrosanto diritto di sapere perchè questo sistema “Giustizia” non funziona.
Non da ultimo perché ritenevamo che era giusto provocare la loro (ma non solo loro) la consapevolezza di quanto invece gli Avvocati si dannano per mandare avanti un carrozzone che, bisognoso di tutt’altro tipo di riforme rispetto a quelle propalate di continuo e sempre più a sproposito dalle nostre rappresentanze politiche, è oramai arrivato ad un passo dal collasso.
Come direbbe la mia carissima Cristiana Arditi, io sono un “Avvocato Normale”: uno di quelli che dal 1986 si alza la mattina per andare in udienza, mettere il fascicolo sotto al mucchio, chiacchierare con i Colleghi in attesa del mio turno sia della Roma e della Lazio che del perchè le Corti di merito si ostinano a non attuare i principi oramai scolpiti nelle mura del “Palazzaccio”.
Quello che non ho potuto non notare in tutti questi anni è l’enorme bisogno di confronto che c’è tra di noi e di scambio di informazioni di qualunque tipo: ma siamo troppo impegnati a correre, anche dietro alle esigenze del nostro sempre più ristretto portafoglio, per poterci permettere di dedicare tempo alla soddisfazione, molto spesso non solo accademica, della nostra sete di sapere.
Devo dire che sotto questo aspetto l’esperienza che ho avuto la fortuna di avere potuto vivere grazie a due stimatissimi Colleghi (e grandi amici) con la partecipazione ad un gruppo di Avvocati esperti del risarcimento del danno alla persona (pensate di 500 membri solo una decina italiani) creato – per l’appunto – per favorire lo scambio di informazioni tra Avvocati appartenenti a tutti gli stati membri della Comunità Europea mi ha dato la misura di quanto in verità gli Avvocati non vedano l’ora di mettere alla prova la loro – confinata in relictis dalla convulsa vita professionale – ambizione di giuristi ma anche di far valere il loro peso in un sistema che li vede sempre più accantonati per via di una immagine di avidi isolazionisti che tra l’altro non hanno contribuito in nessun modo a formare.
E non solo (non voglio partire con false ipocrisie), perchè nessuno di noi lavora per la gloria: ma è solo la riqualificazione della nostra categoria (e quindi la potenza e forza di penetrazione della nostra voce) che potrà permetterci di incidere in un sistema oramai stucchevole ed agonizzante per ridare vigore al nostro Ministero ma soprattutto Giustizia ai nostri clienti.
E rispetto. Da parte di tutti.
Ecco perchè ho sposato un progetto con colui che io – in buona compagnia mi pare – ritengo essere la più fervida ed appassionata espressione degli Avvocati della mia generazione, e cioè il mio ex compagno di squadra Antonio Conte.
Abbiamo vinto tanti titoli da calciatori forensi, ed è ora di dimostrare che, mai come quella volta, chi ci ha bollato come i “lillipuziani del diritto” ha preso una grossa cantonata.
La nostra ambizione è una scommessa facile e difficile: vogliamo parlare di tutto (diritto, politica forense, solidarietà, sport), ma soprattutto vogliamo che tutti i Colleghi ce ne parlino, raccontandoci le loro esperienze, partecipando da protagonisti ad eventi formativi che mi piace immaginare come snelli, specialistici ma soprattutto interattivi.
In fondo quanti crediti formativi dovrebbero darci per le rassegne di giurisprudenza spontanee che ogni mattina ci scambiamo davanti ai nostri cappuccini?
E’ questa la mia, anzi la nostra, facile ricetta per un obiettivo che ci pare assolutamente alla nostra portata: ma che, come dicevo innanzi, presenta una grande difficoltà pratica di realizzazione per il fatto che, senza l’essenziale contributo di ogni Collega (e, perchè no, di ogni Cliente), ogni nostro più volenteroso sforzo corre il rischio di essere vanificato.
Ecco perchè nella fase ideativa io ed Antonio abbiamo voluto al nostro fianco gli Amici più volenterosi ed animati da passione, di cui riconoscerete la penna (o meglio la tastiera) nelle prime firme che appariranno sul portale.
Ma la nostra vera speranza, cari Colleghi e cari Clienti, siete Voi: aiutiamoci a rafforzare la voce dell’Avvocatura, scambiamoci ogni informazione, vinciamo questa rassegnazione all’immobilismo istituzionale.
Buon lavoro a tutti.

Marco De Fazi

L'Avvocato Marco De Fazi, classe 1961, si è laureato nel 1986 ed si è abilitato alla professione nel 1990: è cassazionista dal 2002 e lavora nello studio associato di famiglia. Ha ereditato dal padre, Avv. Walter De Fazi (mancato nel 2011 dopo 60 anni di professione), la passione per la responsabilità civile. Ha fatto parte di commissioni di studio consiliari ed associative, ed è stato per dieci anni il rappresentante italiano del network europeo PEOPIL (Pan-European Organization of Personal Injury Lawyers). Parla e scrive fluentemente inglese ed in misura più scolastica francese. Ha fatto parte della Commissione per l'esame di Avvocato 2007 ed è membro storico del Direttivo dell'Associazione Forense Emilio Conte, di cui ora è il presidente. Membro attivo della NIABA, associazione USA di avvocati italo-americani.