Nella indifferenza quasi totale della categoria si sta consumando la guerra fredda delle rappresentanze: mentre il neonato organismo di emanazione congressuale si vota il proprio regolamento e si accinge ad eleggere i propri rappresentanti con l’ennesima elezione “per intimi”, il sindacato nazionale degli avvocati ottiene addirittura una “ingiunzione” del TAR nei confronti del Ministro Orlando per l’attuazione della delibera dello stesso organo di riformulazione del regolamento elettorale, che puoi leggere qui.
Chi se ne frega, direte voi.
Eh no, cari Colleghi. Sto seguendo con grande interesse il dibattito nato attorno ad una nuova compagine associativa “rivoluzionaria” rispetto all’attuale assetto delle rappresentanze forensi, caratterizzato da una governance accentratrice ed autoreferenziale. I rimedi ci sono, eccome, date un’occhiata qui.
Ma come può avere un senso alimentare la divisione ed il contrasto mentre ci sarebbe tanto bisogno di unità ed unitarietà di azione politica, si dirà.
E’ facile rispondere. L’attuale governance ha dato prova solo di cura degli interessi di bottega (della propria bottega), e manca anche solo l’anelito di una azione di propulsione verso il necessario innovamento della categoria, oramai allo stremo.
Dunque un dialogo con questa gente è semplicemente escluso.
Nel frattempo il ministro latita e promette riforme strutturali che si risolvono nella sola legiferazione di “stile”, per usare un eufemismo, perché adottata senza l’imprescindibile contributo dell’avvocatura.
Ne riparleremo.