DONNA AVVOCATO

lidia-poet… La cosa paraddossale è che –sin da bambina- mi sono sentita dire: “non fare l’Avvocato”.

Lo diceva mio padre, il mio eccellente Avvocato, il quale già negli anni ‘80 notava un progressivo deterioramento della Professione.

Lo diceva anche mia madre (donna “progressista”, laureatasi in matematica nei tempi in cui –le ragazze del suo censo- andavano a scuola di ricamo perché era più nobile), la quale –giustamente- riteneva che “per una donna” fosse il peggior “lavoro” possibile.

 

Ancora durante gli anni di università pensavo di non iniziare nemmeno la pratica: “mi laureo, e mi impiego in qualche grande azienda, magari in banca, e faccio una “carriera” da dipendente”.

 

… C’era, però, quello scalpitìo che rumoreggiava dentro di me: quell’impercettibile -seppur rumoroso- senso della giustizia, quella intrigante ambizione di ottenere un risultato dopo essersi messi in discussione.

Improvvisamente mi resi conto che tutto questo si chiamava passione: di quelle che cerchi di allontanare (perché devi seguire i consigli di chi è più “saggio” di te), come quando tenti di non innamorarti di un uomo per paura di non essere corrisposta, per il timore di non sostenere quel fiume in piena che ti travolge.

 

Ma “al cuor non si comanda”: ed ESSERE Avvocato, per me, è uno stato d’animo.

 

E’ dura.

Lo è ancora di più se sei donna.

Lo diventa senza sosta. Dura.

 

Non sto qui a dire tutte le difficoltà –oggettive- che bisogna affrontare quotidianamente, né a ricordare la storia della Lidia Poet (la “prima” donna Avvocato), e le sue peripezie: ormai sono considerazioni trite e ritrite, portate in processione –più o meno opportunisticamente- da chi intende elencarle, decorate da affermazioni ancora più tragiche, talvolta per arrivare a raccogliere un consenso “di genere” nella speranza di affermare la propria persona e dare alla stessa una quotazione più alta.

 

Ben sappiamo, infatti, che il frullatore –per “noi” donne Avvocato- si accende in contemporanea con il nostro destarsi, ed il ritornello giornaliero non può che essere quel “presto che è tardi, presto che è tardi, presto che è tardi” di striscialanotiziana memoria.

 

E vi sono quelle giornate nelle quali “il frullatore” di cui sopra inizia a tritare quando gli occhi sono ancora chiusi, perché il rumore del roteino si incunea come un acufène nella ultima parte di quei sogni (nei quali spesso c’è un inconscio in rivolta) anticipando –da solo- ogni imprecazione che vorresti mandare al primo vibrare della sveglia.

 

E allora: apri gli occhi, fai colazione, grugnisci, prepara la colazione ai figli, minacciali di morte se non si alzano subito dal letto, vestiti cercando un abbigliamento pseudo elegante, controlla che gli stessi figli siano già pronti, prendi borsa, agenda, fascicoli per l’udienza, ma nello stesso tempo ribadisci la minaccia di morte ai ragazzini che si lamentano di aver sonno, ricordati le chiavi di casa, della macchina, il telefonino, ma ricorda le chiavi di casa e delle macchina anche dei ragazzini, imprechi perché l’ascensore è occupato, non arriva, non arriva, non arriva, finalmente arriva, scendi per strada e non ricordi dove sia parcheggiata la macchina, e passa altro tempo, ma eccola è lì, ammucchi i ragazzini dentro, arrivi a scuola e li lanci!!!

 

Ecco, tutto questo in mezz’ora: anche se la quantità di stress accumulata, è quella che una persona normale sente –semmai- a fine giornata, quella giornata che –per “noi- in effetti deve ancora cominciare.

Perché c’è un Tribunale da raggiungere, c’è una cancelliera con la quale litigare, c’è un “mucchio cartaceo” (indecente invenzione degli ultimi anni!) da conquistare, ci sono gomitate da prendere (e da dare!), e solo dopo qualche ora un Giudice da guardare negli occhi mentre –amorevolmente– formuliamo la emozionante frase: “rinvio per la precisazione delle conclusioni!”

 

Se tutto va bene, la mattinata termina senza che sia arrivata una chiamata dalla scuola con la quale la Preside esordisce : “Signora …, Suo figlio –oggi- ha preso una nota …”.

Signora??? Signora a chi?? Io SONO Avvocato!!

E’ questo quello che vorresti dire alla burocrate, impiegata, alla quale affidi tuo figlio in custodia.

Ma, implodendo ed ingoiando le parolacce che vorresti gridare, mantieni quell’autocontrollo ed ascolti il perché della nota ricevuta dal ragazzino: “vabbè, è mio figlio, cosa mi aspetto ?? quando torno a casa lo corco!”

 

Il pranzo è veloce: un pasto frugale, talvolta in piedi, mentre pensi a quanto sarebbe bello poter stare a casa con i tuoi figli a mangiare tutti insieme tortellini in brodo.

Ed inizia il pomeriggio in Studio: atti, telefonate, tragedie umane da ascoltare, padri e madri talvolta semplici, talvolta avvelenati, talvolta anche un po’ stupidi.

Consigli da dare ed atti da comporre, perché tu –“donna Avvocato”- comunque sei un punto di riferimento per tutti coloro che affidano a te la risoluzione del loro dramma: e tu lo fai coscienziosamente, perché sei una Professionista, mentre fai lo slalom tra una telefonata per la versione di latino di tuo figlio, e l’assicurarti che lo stesso sia arrivato a casa, abbia mangiato, sia arrivato agli allenamenti di calcio, e … sia “felice”.

Il frullatore di cui sopra, non ha mai smesso di funzionare.

Non lo fa nemmeno quando alle 20 sei ancora in Studio, e ti accorgi –appunto- che sono le 20: quindi spegni tutto, prestocheètardi, chiudi baracche e burattini e ti scapicolli a casa, dove trovi i Lanzichenecchi in attesa per raccontarti la loro giornata, mentre si accontentano di una sbrigativa pasta in bianco, felici –comunque- di vederti tornare.

Felici, si .

Perché -nonostante tutto- c’è il sorriso, a quell’ora.

Perché la mente si alleggerisce, a quell’ora.

Perché c’è il dialogo, perché hai trasmesso i valori veri della vita, perché sei riuscita a far capire che “la qualità” è meglio della quantità.

Perché esser “riuscita” a “fare” tutto, e –comunque- a farlo bene, trasforma tutto quello stress in un “valore aggiunto”.

E allora pensi che Si PUO’ anche migliorare: si può fare, si può aiutare, si può esortare le Colleghe a continuare, si può pensare che –se uniti- arriveremo anche a migliorare la “nostra” condizione.

Perché esiste la solidarietà, perché creare “una rete” che non sia solo quella di “trovare rappresentanze di genere”, ma –soprattutto- quella di radunare le nostre risorse per assemblare in uno “sportello di sostegno reciproco” per dirimere le emergenze quotidiane di noi donne (mamme, mogli, separate) Avvocato   SI PUO’.

E se tutto questo fosse “istituzionalizzato” e garantito, diventerebbe tutto più facile.

Il progetto c’è.

Senza discorsi demagogici, senza paroloni o formule –ormai- pronunziate come titoli di canzonette.

Senza “intortare” con espressioni dal significato astratto.

Ma, esclusivamente, con la voglia di fare, con la passione che nutre le nostre giornate, con la forza che il binomio “donna/Avvocato” ci garantisce.

Perché, se si è “Avvocato”, si ama.

E , se si ama, si riesce a far tutto!

Cristiana Arditi di Castelvetere

L’Avv. Cristiana Arditi di Castelvetere è Avvocato Cassazionista.
Già Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma (biennio 2008/2009 e biennio 2010/2011) e nominata coordinatrice delle Commissioni di Studio: Famiglia e Minori, Pari Opportunità, Commissione Cultura e Sport.

Ha maturato particolare esperienza nei diritti della persona, della famiglia e delle successioni, con significativa competenza nella soluzione degli aspetti fiscali, patrimoniali e societari connessi.

E' stata più volte relatore di convegni e seminari organizzati dalle associazioni forensi più rappresentative, e/o docente in Master di alta specializzazione per lo studio delle novità legislative in materia di responsabilità civile, famiglia, e procedura civile, ed ha pubblicato sue relazioni, anche on line sui siti di maggior interesse forense.

E’ stata indicata quale rappresentante la propria Categoria nel progetto Censis “donne professioniste”, per la valutazione e lo studio della realtà femminile nel settore delle libere professioni.

E’ componente del civosservatorio per la famiglia presso il Tribunale di Roma.

E’ socia A.I.A.F. (Associazione Italiana Avvocati per la Famiglia) ed è componente del Consiglio Direttivo Regione Lazio, nonché delegata al Congresso Nazionale 2010, 2011 e 2012, e componente del Direttivo nazionale quale probiviro.
E’ socio fondatore del Family Law Consortium (consorzio di Studi indipendenti per il diritto di famiglia).

E’ componente del comitato scientifico della rivista Studia Juridica.

Sensibile ai problemi sociali e studiosa della legislazione sociale, dal 1996 è abilitata per la iscrizione nelle liste dei difensori di Ufficio presso il Tribunale per i Minorenni, avendo conseguito idoneo titolo frequentando il corso tenuto dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma.
E’ altresì specializzata nel Diritto delle Assicurazioni, e nel contratto di assicurazione in particolare.