Federico Vecchio

ico_vecchio“Molti ritengono che la difficoltà maggiore sia rappresentata dall’individuare le soluzioni dei tanti problemi che affliggono l’Avvocatura.
Io ritengo che la difficoltà maggiore sia un’altra, e cioè, prima delle soluzioni, individuare proprio quali siano i problemi che hanno portato la nostra categoria, via via nel tempo, a perdere quella credibilità professionale che aveva, in passato, sempre avuto.
Se non si parte da qui, se non si comprende che i problemi che ci dovrebbero occupare non si risolvono mandando a rappresentarci qualcuno che ci sappia spiegare come evitare la fila alle notifiche, o risparmiare sui contributi alla Cassa, od organizzare spettacoli teatrali noi siamo destinati a perdere il ruolo, nel mercato, che ci spetta.
Dobbiamo capire che la madre di tutte le nostre tragedie non è solo la crisi economica che ha colpito il nostro Paese, non è quella che “i clienti non pagano”, ma la perdita di professionalità, competenza e rigore della nostra categoria, legata ad un accesso oramai indiscriminato alla professione, che ha portato una perdita di qualità del servizio che noi offriamo.
E quella perdita di qualità ha comportato, quale conseguenza diretta, minori risultati per chi si rivolge ad un avvocato ed una perdita di sfiducia, sempre più avvertita, nel nostro operato.
Oggi, la clientela è portata a rivolgersi ad altri operatori, presenti sul mercato, che offrono servizi che in passato offrivamo esclusivamente noi. Le società di consulenza, di recupero crediti, gli altri ordini professionali ormai hanno occupato settori in cui, fino ancora a qualche anno fa, gli avvocati operavano a pieno titolo. E li hanno occupati perché hanno saputo intercettare, certamente meglio di quanto non si sia fatto da parte nostra, la necessità di dare risposte immediate attraverso preparazione, selezione delle risorse, accesso qualificato alla professione.
Noi stiamo qui, ancora oggi, a discutere di quali facilitazioni possiamo ottenere, pensando che questi siano i nostri problemi, non rendendoci conto che il problema, ora ed adesso, è un altro, e cioè discutere del servizio che possiamo e sappiamo offrire. Perché il guaio è proprio questo, e cioè che, nel 2016, rivolgersi ad un avvocato non è più garanzia di serietà, competenza, risultato, ma un modo come un altro per prendere tempo, provare a vedere che succede, lasciare che poi, con i tempi della giustizia, vai a sapere quello che potrà accadere.
Ed è da qui che dobbiamo partire, dal recupero di questa nostra immagine professionale e ruolo sociale, se vogliamo davvero risolvere i nostri problemi.
Per questo abbiamo bisogno di una rappresentanza diversa, fatta di colleghi che abbiano chiaro che occorra girare pagina, ma dalla parte giusta. Ed una volta per tutte.”

Marco De Fazi

L'Avvocato Marco De Fazi, classe 1961, si è laureato nel 1986 ed si è abilitato alla professione nel 1990: è cassazionista dal 2002 e lavora nello studio associato di famiglia. Ha ereditato dal padre, Avv. Walter De Fazi (mancato nel 2011 dopo 60 anni di professione), la passione per la responsabilità civile. Ha fatto parte di commissioni di studio consiliari ed associative, ed è stato per dieci anni il rappresentante italiano del network europeo PEOPIL (Pan-European Organization of Personal Injury Lawyers). Parla e scrive fluentemente inglese ed in misura più scolastica francese. Ha fatto parte della Commissione per l'esame di Avvocato 2007 ed è membro storico del Direttivo dell'Associazione Forense Emilio Conte, di cui ora è il presidente. Membro attivo della NIABA, associazione USA di avvocati italo-americani.