Chi pratica gli Uffici giudiziari romani e quotidianamente si trova ad aver a che fare anche con l’Ufficio Notifiche ed Esecuzioni non può non essersi accorto di un fenomeno veramente grave da un lato, ed avvilente dall’altro.
Le operazioni di “passaggio degli atti” per un’esecuzione o di effettuazione delle verifiche (per sapere se un pignoramento è stato eseguito o se è stata fissata la data di uno sfratto) stanno divenendo il frutto di un vero e proprio “percorso ad ostacoli”, che molti avvocati non riescono più ad affrontare. Le peripezie che i colleghi sono costretti a compiere sono fortemente aggravate dal favor che (occultamente o meno) viene riservato, dagli Ufficiali giudiziari, alle c.d. Agenzie di servizi. Un fenomeno, questo, debellato tempo fa con riferimento a quello sconcio che era diventata la fila notturna davanti agli Uffici del Giudice di Pace per le iscrizioni delle cause al ruolo, e che è prepotentemente ritornato per quel che riguarda taluni incombenti da svolgere presso l’Unep.
Il tema è questo. Chi deve passare un atto e/o effettuare una verifica all’Ufficio esecuzioni è costretto a far passare il proprio collaboratore, intorno a mezzanotte, davanti al portone del Tribunale di Via Lepanto, dove staziona un’autovettura con a bordo “uno” di un’Agenzia. Costui consente all’interessato di apporre il proprio nome su un foglio, che detiene lui, a mò di prenotazione per la futura distribuzione dei numeri: operazione che l’Ufficio pone in essere quando, alla mattina, sarà aperto. Si tratta di un gruppo di numeri assolutamente limitato: 70 per le agenzie, 80 per gli impiegati degli Studi legali. Gli avvocati che vogliono passare gli atti personalmente ne hanno, invece, 100 e la loro fila (fisica, stavolta) inizia intorno alle ore 6 del mattino.
Una volta registratosi sull’elenco “casereccio” tenuto dal tizio dell’Agenzia, l’utente non può allontanarsi, se non per prendere un caffè quando aprono i bar della zona ed è costretto a dormire in macchina. Alle ore 8,30 inizia la consegna dei numeri (col rispetto della pregressa “prenotazione”) e chi non si trova in fila vanifica il sacrificio effettuato durante la notte. Si tratta, quindi, di una fila virtuale, all’italiana, ma che costringe a recarsi in piena notte a Via Lepanto per farsi previamente “registrare”. Questo modo di fare la fila, ovviamente, non vale per gli addetti delle Agenzie, che gestendo il foglio delle prenotazioni fanno sostanzialmente ciò che vogliono: il bello ed il cattivo tempo, cioè.
Io, non intendendo per principio rivolgermi alle Agenzie, non riesco più a trovare collaboratori disposti ad alzarsi di notte per andare a Via Lepanto, farsi registrare, e attendere la mattina; nè posso andare io personalmente a fare la fila a quelle ore antidiluviane. Peraltro, le verifiche che gli Ufficiali giudiziari consentono, poi, non sono più di tre per ogni persona e di atti nuovi se ne possono passare soltanto due (!): quindi se uno Studio come il mio ha necessità di compiere più operazioni ogni giorno, rispetto a quel limite unilateralmente ed irragionevolmente dettato, ha bisogno di vari collaboratori disposti ad immolarsi.
Che il numero degli ufficiali giudiziari sia sempre in maggior calo, è noto: e quindi non è pensabile ottenere servizi analoghi, per numero di presenze, a quelli di molti anni fa (l’informatica, peraltro, dagli Ufficiali giudiziari, è una vera e propria sconosciuta!). Tuttavia non mi stanno bene né quel chiaro favoritismo per le Agenzie (trattate alla stregua degli impiegati degli studi legali, né quelle modalità becere cui siamo costretti a sottostare se vogliamo lavorare.
Io non so quanti liberi professionisti, in altri settori, stanno come noi: non credo che i medici, i notai, i farmacisti, debbano essere costretti a subire queste umiliazioni per poter assistere i propri clienti.
E la situazione si è sicuramente aggravata, negli ultimi tempi, proprio a causa dello “strapotere” che esercitano le Agenzie di servizi, cui alla fine gli avvocati – stremati – sono costretti a ricorrere se non vogliono morire.
Mi sono anche iscritto, tempo fa, ad un’Associazione formata da avvocati ed Ufficiali giudiziari, allo scopo di contribuire a migliorare i rapporti tra le due categorie ed a favorire pratiche più efficienti: ma è stato inutile perché l’Associazione si limita, ogni tanto, solo ad organizzare un cocktail od un seminario teorico o a fornire ( anche se utile) notizie sulla pubblicazione delle sentenze che ad onor del vero è un servizio che viene offerto datante associazioni.
Non comprendo le ragioni per le quali il nostro Consiglio dell’Ordine – che fa credere di riuscire a cambiare le leggi dello Stato – non si occupi affatto di modificare prassi (e questo sì che è non solo alla sua portata ma anche compito precipuo dell’Istituzione forense) che umiliano i propri iscritti: ma ho capito che se si vuole sopravvivere occorre difendersi da soli….