“Per la giustizia tributaria devono essere sufficienti solo due gradi” (!!!)

A leggere questo titolo, parrebbe una boutade: eppure sono le parole pronunciate dal premier Giuseppe Conte nella conferenza di fine anno.

Ennesima proposta sulla giustizia, frutto di cieca e bieca politica legislativa dettata da interessi parziali (leggi Magistratura oppure propaganda di singole fazioni politiche) e non per migliorare la tutela dei diritti dei cittadini e, quindi, dello Stato stesso.

Sembra veramente banale annotare che l’eliminazione di un grado di giudizio – con la motivazione tanto irresistibile quanto fallace della velocizzazione dei processi – rappresenterebbe un vulnus per le garanzie delle Parti, in particolare per i cittadini/contribuenti, in un contesto, fra l’altro, in cui già adesso la giurisdizione tributaria presenta gravi deficienze in materia di parità e terzietà dei soggetti che la compongono (si pensi, ad es., che i Magistrati tributari dipendono dal MEF, che rappresenta nella gran parte dei processi il contraddittore!).

Francamente, il primo passo verso una giustizia tributaria efficiente è rappresentato dalla qualificazione del Magistrato tributario, così da garantire che egli sia giudice a tempo pieno e specializzato, nonché terzo (oggi non è così, sic!).

In effetti, a ben guardare, la volontà di eliminare un grado di giudizio, quella innanzi alla Suprema Corte, sembra il riflesso della volontà della Magistratura (e non della buona politica) di eliminare il contenzioso, visto che i processi ivi pendenti ne rappresentano la gran parte e quindi, con ragionamento semplicistico e non condivisibile, eliminare alla radice la possibilità di ricorrervi appare come la soluzione più semplice.

Gli Avvocati sono stufi di riforme a costo zero, scritte da Giudici o da politici che perseguono solo finalità propagandistiche: che mettono in secondo piano gli interessi e le garanzie dei cittadini.

Si spera che le parole del premier rimangano tali e, a tal fine, si auspica che le varie componenti politiche in uno alle “rappresentanze” dei soggetti coinvolti – in primis il “nostro” CNF che allo stato, però, tace – riescano a convogliare le proprie forze in uno sforzo congiunto teso a riformare, seriamente ed efficacemente, la Giustizia Tributaria.

Alessandro Romano Carratelli

Avvocato iscritto all’Albo dal gennaio 2005, esercito in proprio la professione forense prevalentemente nella città di Roma. Le materie della mia attività professionale si rivolgono principalmente al campo del contenzioso innanzi alla Giurisdizione Ordinaria, nonché quella Amministrativa e Tributaria, nelle materie del Diritto civile, concorsuale e fallimentare, amministrativo e tributario. Esercito la professione anche quale Curatore Fallimentare nonchè Custode giudiziario e legale delle procedure esecutive immobiliari, iscritto nelle liste del Tribunale di Roma. Professore a contratto in Diritto dei Beni Culturali, già cultore della materia in Diritto Privato presso la Libera Università San Pio V di Roma. Già membro della Commissione Consiliare di Diritto fallimentare e procedure concorsuali dell’Ordine degli Avvocati di Roma. Sono impegnato nella vita associativa forense e credo fermamente che bisogna avere un ruolo attivo nella richiesta di cambiamento che la nostra Professione ci impone, oggi sempre più vilipesa. Soltanto il contributo diretto di noi Avvocati, mediante una rappresentanza forte ed autorevole, può essere la chiave di volta per raggiungere risultati apprezzabili e duraturi a favore della Nostra categoria. Per questo faccio parte dell’Associazione Forense Emilio Conte, che ho avuto l'onore di presiedere.