MA IO VOGLIO ANCHE LA VERITA’
Sono un Avvocato Normale, e per questo sono riuscita a dare vita ad un Gruppo di Amici/Colleghi che -come me- si impegnano per migliorare la nostra difficile vita professionale.
Sono SEMPRE stata “normale”, anche quando ho avuto l’onore di essere un componente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati Roma: una meravigliosa esperienza di vita, e –soprattutto- una straordinaria esperienza professionale.
Tantissimi sono stati gli eventi per i quali ho capito che “quella carica” era veramente una obbligazione continua che io ero tenuta ad adempiere nei confronti delle migliaia di Colleghi che desideravano che IO potessi “assisterli, difenderli e rappresentarli”.
Tra le ingiustizie subite dagli Avvocati romani, ricordo con amarezza quel provvedimento che riduceva –così improvvisamente, e così capricciosamente- l’orario di apertura al pubblico delle Cancellerie nei Tribunali.
Nella serata di un Sabato (13 Aprile 2013), ho ricevuto una delle tante email che invia l’attuale Ordine di Roma: spesso mi capita di cestinarle ancor prima di leggerle, ma questa ha suscitato il mio interesse per la parola “cancellerie” indicata in primo piano.
E leggo: “Anche sulle cancellerie non ci siamo arresi ed abbiamo avuto ragione!” … “leggi, cliccando su questo link, il testo dell’ordinanza cautelare resa dal Consiglio di Stato nell’appello avverso la sentenza del TAR capitolino nel ricorso per l’annullamento dei provvedimenti con i quali il Tribunale di Roma aveva stabilito, a decorrere dal 26 settembre 2012, l’apertura degli uffici e delle cancellerie dalle ore 9 alle ore 12”.
Evviva! Dunque il disagio di un orario sin troppo limitato (tanto da non consentire la serenità per adempimenti che per gli Avvocati Normali sono indispensabili) è stato risolto! Dal tenore di quella email, ero certa che il giorno dopo si sarebbe potuto “depositare” (almeno) con modalità decenti, senza dover stazionare per ore fuori dal corridoio facendo parte di una fila che, se non fossi sicura di essere Avvocato, mi farebbe pensare di essere il carico di un carro bestiame.
Solo per mera curiosità (sicura della “verità” che quell’incipit conteneva), decido di aprire il “link”, e –con stupore- leggo: “la istanza cautelare è stata rigettata”.
Torno indietro sul testo della “email” (forse ho letto male, può capitare, di sabato sera!), e mi concentro: <In particolare, il Consiglio di Stato, fissando per il prossimo 15 ottobre la discussione nel merito, sul fumus ha statuito che “i provvedimenti impugnati non sembrano prima facie conformi al chiaro disposto normativo dell’art. 162 della legge n.1196 del 1960” e che “l’inosservanza di tale disposizione non è giustificata, nemmeno temporaneamente, da transeunti necessità di carattere organizzativo, pur gravi, non potendosi disconoscere la natura cogente di tale fondamentale norma agendi della p.a. nell’organizzazione delle cancellerie e delle segreterie giudiziarie.>
Quindi?
Nessun risultato effettivamente raggiunto: la speranza tuttavia (quella che non ci abbandona mai!) ci permette di “pensare” che -per la fine dell’anno- qualcosa possa accadere.
Ma, nel frattempo, le Cancellerie restano aperte al pubblico solo tre ore!
Mi chiedo, senza alcuna polemica, il perché di una tale email dal contenuto grondante di trionfo, che in realtà nulla aggiunge e nulla toglie ad una condizione disarmante per la Categoria della quale faccio parte: ma siccome “faccio il tifo” per il ricorso (da quando ho messo piede in Tribunale come praticante, ho sempre pensato di essere schiava delle cancellerie!), SPERO che per la fine dell’ anno qualcosa di buono possa accadere…
… Però non posso non riflettere, e mi domando: non sarebbe convenuto riaprire quel dialogo con le Istituzioni (quello che nel 2011 esisteva tra Presidenza del Tribunale, Sindacati e Ordine degli Avvocati), piuttosto che affidarsi al belligerante “ricorso” ancora così inoperosamente pendente, e che tiene in scacco tutti noi Avvocati Normali?
Tutti sono insorti per questa dimostrazione di ingiustizia (non solo gli Avvocati, ma le stesse segretarie che camminano e camminano, ma che –oggi- sono costrette a correre, e correre): ma -nonostante i tanto decantati ricorsi- dall’Ottobre del 2011, le Cancellerie rimangono aperte al pubblico solo per tre ore!
Allora mi chiedo, e chiedo: al di là dei “ricorsi al tar”, considerato che –sostanzialmente- quegli “atti” non sono stati in grado di ottenere alcun beneficio per la Categoria (ancorché piaccia agli autori di tali email far credere il contrario), NON SAREBBE PIU’ GIUSTO ASPIRARE CHE IL NUOVO PRESIDENTE DEL TRIBUNALE POSSA RIAPRIRE QUELLA TRATTATIVA CHE -NEL 2011- ERA INIZIATA CON L’ORDINE DEGLI AVVOCATI ?
… Io, anche se tale affermazione potrebbe apparire come una contraddizione in termini, LO PRETENDEREI: nel 2011 PRETENDEMMO di essere ricevuti, PRETENDEMMO un incontro, PRETENDEMMO di essere ascoltati!
Andò cosi, quella volta: ed io c’ero!
– il 18 ottobre 2011 l’allora Presidente del Tribunale di Roma, Paolo de Fiore, dispose una riduzione dell’orario di apertura al pubblico degli Uffici motivandola con la “esigenza del personale di cancelleria” di eseguire alcune lavorazioni “a porta chiusa”. Si disse che era a carattere sperimentale e temporaneo (con effetti sino al 31 dicembre).
– il 14 novembre 2011 venne proposto “ricorso al TAR” dall’Avv. Galletti, oggi Consigliere dell’Ordine, ed altri.
– al contempo, l’allora Consiglio dell’Ordine, del quale facevo parte, con una serrata, accesa ed appassionata trattativa, ottenne (ed era più del niente attuale!) l’emissione di un nuovo provvedimento (del 24 novembre 2011) nel quale si stabiliva che l’orario di apertura tornava alle originarie 4 ore: le prime tre ore e mezza per qualsiasi adempimento, l’ultima mezz’ora riservata ai depositi degli atti con scadenza “ultimo giorno”.
– L’iniziativa non piacque ai ricorrenti al TAR Lazio (che qualificarono “in piena campagna elettorale” quell’intesa con De Fiore “un accordo al ribasso”), e –non contenti- proposero “motivi aggiunti” contro questo nuovo provvedimento, insistendo per la sospensione dei relativi effetti.
– Il TAR Lazio, è noto, con ord.za n. 4912 del 20 dicembre 2011 (http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Roma/Sezione%201/2011/201109311/Provvedimenti/201104912_05.XML) accolse l’istanza cautelare contenuta nel ricorso, inibendo gli effetti del provvedimento di de Fiore.
– Tuttavia l’appello, discusso all’udienza del 6 marzo 2012, ribaltava con ord.za n. 916, la decisione del TAR, affermando essere inesistente il dedotto periculum in mora e rilevando che non poteva ragionevolmente invocarsi l’applicazione di una normativa di 50 anni fa, emanata in un momento in cui non esistevano gli attuali “presidi tecnologici” (www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Consiglio%20di%20Stato/Sezione%204/2012/201201082/Provvedimenti/201200916_15.xml).
Da quel momento in poi i Magistrati che dirigono i rispettivi Uffici Giudiziari si sono ben sentiti autorizzati a ridurre a tre ore l’orario di apertura al pubblico delle cancellerie, senza timore di incorrere in contestazioni giurisdizionali: così, ugualmente, ha eseguito subito anche il Presidente della Corte di Appello, il quale si è attestato sulle tre ore (vedi http://www.giustizia.lazio.it/appello.it/news/oraio_uffici_2012.pdf);
Così, ovviamente, ha ribadito anche il Tribunale, nell’estate scorsa, con un nuovo provvedimento.
Quindi: nessun vantaggio (né, tanto meno, beneficio) è stato MAI raggiunto da nessun “ricorso”.
Il provvedimento -con decorrenza 26 settembre 2012- fu impugnato dal caparbio C.O.A., ma il ricorso venne rigettato con sentenza n. 10016 del 30 novembre 2012 il TAR del Lazio con una motivazione tanto sbrigativa quanto negativa (http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Roma/Sezione%201/2012/201208003/Provvedimenti/201210016_20.XML): il TAR ha definito l’impugnativa addirittura “manifestamente pretestuosa”.
Ancora: nessun vantaggio (né, tanto meno, beneficio), è stato MAI raggiunto da nessun ricorso.
Ora, questa nuova “mail” dell’Ordine che fa rinascere le speranze: ma io, leggendola bene, non capisco perché ivi si dichiari con tanta enfasi “avevamo ragione”.
Chi? Aveva ragione … Coloro che hanno ottenuto un rinvio tanto inservibile ed improduttivo?
Non ci resta che “attendere” e “tifare” per l’accoglimento dell’ennesimo “ricorso”.
Ma c’è qualcosa che non mi quadra: come farà il Consiglio di Stato ad ignorare il proprio precedente (pronuncia n. 916/12, di appena un anno fa)?
Quello che affermava che la pretesa giurisdizionale azionata dal Coa romano era infondata “tenuto anche conto, a tali fini, degli strumenti telematici predisposti in alternativa al deposito cartaceo e le concrete modalità di accesso e di smaltimento dell’utenza definite in relazione al concreto orario di apertura delle cancellerie”.
Nel frattempo, le cancellerie restano aperte solo TRE ore.
Nel frattempo, continueremo a sentirci parte di un carro bestiame (carro, angusto e disagevole, come sono i nostri “corridoi”).
Lo ribadisco: “tifo” per il ricorso.
Ma non posso non pensare che “quasi, quasi”, quell’accordo al ribasso, così “basso” non era affatto!
Negli ultimi due anni gli Avvocati romani hanno raddoppiato il tempo di esecuzione per gli adempimenti di cancelleria (contando l’ora di attesa fuori dalla porta!).
Perdendo tempo prezioso. Molto prezioso!
Senza polemica, solo per amore di verità.
Grazie per l’attenzione.
Cristiana Arditi di Castelvetere
(Movimento Avvocati Normali, Gruppo Fb)